Negli ultimi tempi, nei luoghi pubblici e nelle scuole si nota un’impennata significativa nei casi di influenza. Alla base di questa crescita c’è una variante meno nota, ma ormai familiare durante le stagioni fredde: la variante K del virus influenzale. Non è più pericolosa rispetto ad altri ceppi, però ha una maggiore abilità nel sfuggire alle difese immunitarie, ecco perché si diffonde con più rapidità. Chi abita nelle grandi città, come dalle parti di Milano, si accorge facilmente di come i contagi aumentino con la vita quotidiana e le interazioni sociali: tutti fattori che favoriscono il passaggio del virus.
Cos’è la variante K e perché si diffonde più velocemente
La variante K è una versione evoluta del virus influenzale H3N2. Si distingue per alcune mutazioni che alterano notevolmente la sua struttura genetica rispetto al ceppo originale su cui si basa il vaccino stagionale. Questo dettaglio – non da poco – rende più difficile per il sistema immunitario riconoscerla con efficacia, anche in chi è già stato vaccinato o infettato in passato. Risultato? La memoria immunitaria protegge meno. Negli ultimi mesi, diverse città italiane e anche paesi europei hanno registrato un’accelerazione nei contagi, un segnale chiaro che la situazione è cambiata rispetto a quanto osservato nelle stagioni influenzali precedenti.

Un altro punto spesso trascurato riguarda proprio l’interazione tra le modifiche genetiche del virus e la risposta del nostro sistema immunitario. Se il virus muta tanto, il corpo fatica a reagire prontamente – permette quindi alla variante K di stabilirsi più facilmente nelle vie respiratorie. Di conseguenza, sia nuovi contagi che reinfezioni sono in aumento: un fatto evidenziato chiaramente dalle osservazioni cliniche registrate da qualche settimana a questa parte.
I sintomi tipici e la durata della malattia
I segnali della variante K rimangono quelli classici dell’influenza stagionale: febbre alta, debolezza intensa, dolori muscolari e articolari, mal di gola e brividi sono all’ordine del giorno. A questi spesso si aggiungono congestione nasale e raffreddore; nei più piccoli, non di rado, compaiono anche vomito e diarrea. Combinazione già vista in passato, ma — insomma — la frequenza di questi sintomi sembra essersi alzata, rispecchiando il maggior tasso di trasmissione di questa versione del virus.
Il periodo d’incubazione varia da uno a quattro giorni. L’infezione può diventare contagiosa persino un giorno prima della comparsa dei sintomi e mantenersi fino a una settimana dopo. In genere la guarigione arriva entro 7-10 giorni; chi ha un sistema immunitario meno resistente – come i bambini – può avere sintomi più lunghi. Attenzione, senza cure adeguate la variante può dare complicazioni serie: infezioni alle orecchie, bronchiti, polmoniti, tutte condizioni pericolose soprattutto negli individui più fragili.
Chi deve prestare maggiore attenzione e il ruolo del vaccino
Tra i soggetti più vulnerabili troviamo gli anziani over 65, i bambini sotto i cinque anni, le donne in gravidanza e chi soffre di malattie croniche, come diabete, problemi cardiaci o respiratori, obesità o deficit immunitari. Queste persone devono stare più attente nel cercare di evitare il contagio e intervenire velocemente se compaiono i sintomi influenzali.
Il vaccino antinfluenzale di quest’anno non blocca del tutto la variante K, ma il suo ruolo rimane decisivo nel ridurre la gravità delle complicazioni. Continua a difendere infatti dalla maggior parte degli esiti più rischiosi dell’influenza, quelli che portano a ricoveri e purtroppo anche a decessi. Le statistiche recenti indicano che, nonostante l’aumento dei casi, le complicazioni più gravi si sono mantenute abbastanza contenute — forse proprio grazie alla campagna vaccinale in corso.
C’è chi sottovaluta come la presenza di persone più sensibili nei luoghi affollati o chiusi favorisca una trasmissione rapida del virus. E poi, guardando a come la variante K si diffonde tra le aree rurali rispetto ai centri urbani, emergono spunti interessanti su quanto l’ambiente sociale e geografico influisca sull’evoluzione dell’influenza stagionale. Un aspetto da non perdere di vista.