Partire per un viaggio in Portogallo con un van d’epoca – tipo un Peugeot J5 degli anni ’90 – vuol dire molto più che coprire una lunga strada, oltre 600 chilometri tra paesaggi diversi. C’è un qualcosa di speciale nel muoversi così, un modo tutto suo di entrare dentro l’atmosfera di questo Paese, fatta di città antiche e coste che sembrano quasi selvagge. La partenza da Porto segna l’inizio di un ritmo lento e ben dosato: circa 200 chilometri al giorno, giusto per godersi sia la guida che la vita a bordo, senza fretta. Quando si calcola il costo dell’avventura – quattro giorni compresi – si arriva a una cifra intorno ai 426 euro, noleggio, coperture assicurative e un secondo conducente inclusi. Aggiungendo i voli low cost per due persone da Torino a Porto (bagaglio a mano compreso), il totale è sui 190 euro andata e ritorno. Insomma, un viaggio da costruire con calma ma senza tralasciare i dettagli, quelli pratici e non solo.
Tra città storiche e coste selvagge: il percorso sud-ovest del Portogallo
Partire da Porto significa subito uno sguardo variegato sul Paese. Al mercato centrale, per esempio, la pausa pranzo non è mai banale: si gusta il bacalhau a bras oppure si assaggia una pastel de nata, due must locali. Proseguendo, il viaggio continua a bordo del van, ribattezzato Mr. Peanut.

Si punta dritti verso Costa Nova, dove dune di sabbia e oceano si mescolano in un ambiente quasi selvaggio, senza grandi strutture per chi viaggia in camper. Ecco perché chi decide di fermarsi lì deve essere pronto a gestire da solo le piccole necessità quotidiane, tipo raccogliere la legna. Un’alba tra le dune, il mattino dopo, segna un risveglio autentico, come quando tutto intorno è silenzio e la natura comincia a muoversi. Nel secondo giorno si arriva ad Aveiro, che qualcuno chiama la “Venezia portoghese” per i suoi canali e per le barche a motore, che sostituiscono le gondole classiche, dando una peculiarità tutta sua. Dopo si alternano soste tra natura e città: Gafanha da Boa Hora e Figueira da Foz, quest’ultima comoda per chi viaggia in camper, con docce calde a basso costo. Il tramonto al faro di Figueira è uno spettacolo quasi da documentario naturalistico: pescherecci che tornano, un delfino che spunta all’orizzonte. La città è vivace e a tratti un po’ caotica, ma la cucina locale resta di buon livello, anche se qui si perde un po’ dell’autenticità ritrovata prima.
Dalla penisola di Peniche a Nazaré: contrasti di natura e turismo
Peniche mostra la forza dell’Atlantico con un paesaggio ruvido e ventoso – niente di scontato per chi frequenta spiagge più tranquille. Passare da Cabo Carvoeiro lascia il segno: le onde scolpiscono rocce bizzarre, un richiamo potente per chi è abituato a lidi più affollati. Pranzare nel van dà un sapore speciale al viaggio: la libertà di scegliere quando e dove, spesso con cibo preso al supermercato. Non il massimo gastronomico, ma funziona e dà elasticità alla giornata. Nazaré, poco distante, si mostra con un volto noto, anche se fuori stagione le sue celeberrime onde giganti sono una storia a parte. Il museo del surfista, proprio al faro, racconta la radice di questa cultura sportiva – un passaggio davvero interessante. L’alternanza tra natura e urbanizzazione emerge netta, ma senza rinunciare alla cura per il paesaggio. La cena in trattoria – scelta con attenzione e scartando i ristoranti più turistici – mette in luce l’importanza della scelta consapevole, per evitare delusioni. E poi il “coperto”, in Portogallo, non è come altrove: pane o olive sono offerti ma si pagano solo se effettivamente consumati, un dettaglio che molti, soprattutto chi viene da fuori, tende a ignorare.
Ritorno a Porto e bilanci di viaggio
Al rientro verso Porto, un cambio di programma porta alla Pateira de Fermentelos, il più grande lago naturale della penisola iberica. Qui, tra silenzio e tramonto, si trova uno spazio per riflettere sulle tappe precedenti. Il clima più rigido impone di rallentare e di mettere da parte la leggerezza spesso associata ai viaggi on the road: un abbigliamento tecnico diventa indispensabile, spesso sottovalutato, ecco. La notte si trascorre in un parcheggio vicino a un belvedere – scelta pragmaticamente essenziale per recuperare forze. Non manca qualche delusione: la cena in un ristorante del posto, per esempio, si rivela non proprio all’altezza – capita anche ai più esperti. Gli ultimi momenti a Porto si vivono con calma, un’ultima immersione nell’ambiente urbano con occhi attenti al ponte Luis I e alle cantine portuali, chiuse di sera, purtroppo. Una tappa gastronomica con la Francesinha in un locale frequentato da residenti dimostra che, a volte, la fortuna viene dall’istinto e dall’attenzione ai segnali intorno. Chiude il cerchio la passeggiata sul tram storico, dove la storia si intreccia con la vita vera di questa città. La nostalgia per il ritorno non toglie valore alla scoperta: Portogallo vissuto nei suoi molteplici volti, dalla natura alle città, con un occhio attento a dettagli poco scontati.